venerdì, gennaio 27, 2006

Reality

Ieri sera c'è stata la seconda puntata del Grande Fratello, capostipite di tutti i "reality show". Da parte mia, sia per piglio "intellettualistico" che per naturale interesse ho ignorato il baraccone e ho guardato altro. Su National Geographic davano "NO BORDERS: Ouh Deh Deh e le sue figlie" un documentario splendido, girato senza narrazione intrusiva ma semplicemente con un cameramen che riprendeva a stretto contatto la vita della famiglia di Ouh Deh Deh, appartenente al popolo dei Nu, nel Sud della Cina, e ultimo bardo e cantore del suo villaggio. Audio originale, sottotitoli. I Nu sono una delle tante minoranze etniche della Cina e vivono in modo estremamente rurale, in montagne spesso difficilmente raggiungibili e legati profondamente alle tradizioni. Per un'ora ho vissuto il dramma di Ouh Deh Deh, ultimo bardo e suonatore di dabia (strumento antico) della sua stirpe che ha avuto solo figlie femmine, alle quali, secondo i dettami della dabia, sarebbe impossibile tramandare l'antica arte. Il documentario si apre con uno dei "saggi" del villaggio che litiga con Ouh Deh Deh: vuole obbligarlo ad insegnare la dabia a qualcuno del villaggio, la vede come un modo per fare soldi con gli stranieri ma Ouh Deh Deh non vuole rendere pubblico ciò che ritiene appartenente a lui e alla sua famiglia.
Molti sono i momenti toccanti del documentario, la seconda figlia che si sente messa da parte sia perchè non viene mandata a scuola (come la terza figlia) sia perchè apertamente disprezzata dal padre, la festa del villaggio in cui Ouh Deh Deh si mette in ridicolo catturando solo un piccolo cinghiale, la scena in cui una coppia di fratelli minaccia il cantore di rapire una delle sue figlie e poi si accontenta di decapitare una capra e rubargliela. Le scene sono spesso forti, i drammi sono famigliari, intimi ma anche antichissimi, potente è l'immagine di un mondo antico che si scontra con il "nuovo secolo". Concetto, quello di "nuovo secolo", che Ouh Deh Deh odia, schiacciato dalle aspettative del suo villaggio e della sua famiglia, dagli obblighi verso i suoi avi e dalla sua lampante inettitudine come uomo e come padre. Colpisce profondamente la scena finale in cui il bardo in lacrime infrange la dabia donataglia dal padre su di una roccia, davanti alla tomba dei suoi avi.

Poi, finito il documentario, per una manciata di minuti mi sono soffermato su Canale 5, dove un branco di disperati ipocriti faceva di tutto per rimanere a galla nel loro sudicio sogno.

Serata di reality.
Mi manca Ouh Deh Deh.

5 commenti:

Apa ha detto...

Cazzo meno male che qualcuno ha capito il senso del mio post: "mi sono perso il GF, qualcuno mi faccia un riassunto".

Grazie Ali.

Anonimo ha detto...

Tu pensa a Ou Deh Deh ed al suo disperato dramma interiore. Anch'io mi sentirei una merda se al mio ritorno dal nuovo mondo mi presentassi a voi con un pulcioso bovide invece che con un possente bufalo, come prescrive la tradizione bresciana.

Apa ha detto...

E io che stavo pensando di farmi portare un paio di giochi per DS...

Il possente bufalo è in effetti molto meglio!

Apa ha detto...

Torna nel tuo blog.

Apa ha detto...

LOL

così dovevate chiamarlo "Ma, io..."