mercoledì, aprile 25, 2007

Constatazioni di antropologia da 4 soldi

Vivendo in diverse realtà si riesce piano piano a percepire l'evoluzione della "cultura di massa", del graduale inglobamento di life-style diversi sotto un unico grande ombrellone.
Negli ultimi anni ho vissuto in diverse parti della Germania, e solo ora posso permettermi, se non osare, di fare una specie di analisi pseudo-antropologica delle diverse realtà che mi hanno accolto: Germania dell'Est e dell'Ovest.
La Germania dell'Est, come sapete, è spesso presa in considerazione come la zona meno evoluta, quella che da poco più di 15 anni si può considerare come "occidentale". Un luogo formato da un'impressionante differenziazione sociale, ma non per quanto riguarda la diversità di culture che la compongono (il fenomeno di immigrazione in Germania dell'Est è ancora in via di sviluppo), più per quanto riguarda la diversità tra persone che sono nate nello stesso posto e conducono, più o meno, la stessa vita. Est che mi ricorda i punkabbestia per strada (ovunque), i vecchietti che rimpiangono i bei tempi del comunismo (altro che nostalgia del Duce!), i casoni di periferia dove la gente sembra uscita da una festa popolare degli anni 80, i gruppi neonazisti che non si sà se abbiano più odio o birra nel sangue.
La Germania dell'Ovest è un altro mondo. La società, nonostante la maggioranza di diversità razziale e culturale, pare molto più eterogenea, meno visibilmente chiassosa. Molto più piatta, normale, sterile. Raramente ci si gira per strada ad osservare qualche personaggio controverso. E', personalmente parlando, sicuramente molto più vivibile, ma meno interessante. Tutti si vestono uguali, ascoltano la stessa musica, si conformizzano alle stesse abitudini. Tutti belli, bravi, puliti.
Probabilmente nel giro di 10 anni questa globalizzazione sociale toccherà anche il più piccolo paesino ai confini con la Repubblica Ceca. Ma quindi "evoluzione", "occidentalizzazione" significa proprio conformismo? Quindi, dato che seguiamo ciecamente questo processo, siamo noi, popolo x, tendenti a conformarci con la massa per vivere meglio? E' un bisogno che nasce da noi o è una cosa che siamo indirettamente costretti a seguire?

Ritoccherò questo argomento, tra qualche mese, quando sarò dall'altra parte del mondo.

5 commenti:

il mak ha detto...

String strigi "globalizzare" vuol dire fare una media. Fare una media significa appiattire.

Tanto per intenderci, se fai una "media" sui pixel di un'immagine la sfochi, perdi i dettagli, le variazioni brusche di colore.

La matematica è come la forza di gravità, non puoi stare li tanto a negoziare.

Di questo passo avremo Mc Donald al posto del rifugio in cima al Resegone. Niente più polenta bianca cotta al gas e formaggio, ma lo stesso sapore di compensato delle patatine targate Mc di tutto il mondo.

Ergonomico ha detto...

Quindi evviva i punkabbestia per strada, i vecchi che rimpiangono il comunismo ed i neonazisti ubriachi con la rabbia? Non sono d'accordo. La bellezza di un quadro sta nei dettagli sottili ma che non si notano ad una prima visione. La bellezza e la raffinatezza sono proprie dei piccoli particolari non di una grossa macchia, volgare e grezza, di rosso di cadmio al centro dell'immagine.

byfluss ha detto...

Ma che cazzo dite?

marco ha detto...

che due palle!

Ci-Pi ha detto...

A volte la gente si "globalizza" proprio perche se va in giro come cazzo gli pare c'è sempre qualcuno che non avendo niente da fare si gira a guardarla e gli da del, citando le tue parole, controverso. Ma contro quale verso? Quello giusto? Appunto...