lunedì, giugno 26, 2023

Perdere il treno

Devo andare da qualche parte in sud Italia.

Devo passare da Roma o lì vicino.

Arrivo in stazione in anticipo e ho in mano una specie di ricevuta stampata da una macchinetta che non è un biglietto.

Prima ancora di andare a una macchinetta a stampare il biglietto vero cerco un banco informazioni.

Lo trovo in fondo alla stazione e sul cammino noto quello che forse sarà il binario dove prendere il treno che mi porterà alla stazione dove ho la prima coincidenza in provincia di Roma.

Il banco informazioni sembra chiuso ma una signora è già riuscita a parlare con qualcuno attraverso gli oscuranti.

C'è un signore lì dentro, mi avvicino.

Il chiosco apre e c'è anche una signora, una responsabile delle ferrovie. Prima di me un'altra cliente le parla, ma questa responsabile ha un atteggiamento strano, pretende che si parli con calma, al suo ritmo, per darle il tempo di riflettere e per un senso di rispetto nei suoi confronti.

Arrivato il mio turno le mostro la ricevuta.

È un po' perplessa, dice che dovrei avere un codice per ritirare il biglietto, io dico che ho solo quello più il foglio che le ho dato. Chiedo da dove parte il treno. Cerca di frenare il ritmo delle mie domande e tarda a rispondere, sta usando la sua posizione di guardiana delle informazioni per mostrare che ha potere. Esce fuori dal chiosco e mentre gesticola da in mezzo ai miei fogli vola fuori la ricevuta del mio biglietto.

Mi affanno per riprenderla ma non la trovo.

Le dico che ha perso la ricevuta, sembra sorpresa e forse un po' in colpa. Ora sarà costretta ad accompagnarmi al treno per informare il capotreno, per fargli sapere che io il biglietto ce l’avevo ma che lei me lo ha perso!

Iniziamo a camminare spediti verso l'altro lato della stazione mentre lei guarda sul suo telefono da dove parte. I numeri dei binari non sono chiari, forse c'è un misto di numeri e lettere e non sembrano nemmeno in sequenza.

Anche se ero in anticipo di più di mezz'ora, ora inizio a preoccuparmi.

Lei mi fa capire che è più avanti, anche se a me pare il binario lo avessimo già passato, ma siccome è lei che ha le informazioni sul telefono mi fido anche se mi puzza sta cosa.

Inizio a correre e lei fatica a starmi dietro e mi grida che devo andare al binario 0.

Ma non c'è un binario 0!

Arrivo alla fine della stazione a quello che presumo sia il binario 1.

Lei mi dice che è nella nuova ala della stazione, mi mostra un'apertura verso un passaggio che non avevo visto perché era troppo grigio e sembrava l’ingresso di un cantiere, dev’essere l’estensione della stazione.

Mi ricordo di questa situazione identica in un altro sogno di questo tipo, rabbrividisco perché già so quel che mi attende.

Per arrivare alla famosa nuova ala della stazione bisogna passare da una serie di scale e ponti labirintici che manco Escher avrebbe potuto inventare. Lei stessa ammette che si perde sempre in questi meandri di cemento armato.

Inizio a correre attraverso ponti, scale su, scale giù, pianerottoli, svolte a destra a sinistra, scale che si restringono, passaggi semi nascosti per farti perdere. Zero, assolutamente zero indicazioni sulla direzione della nuova ala della stazione, come se i lavori fossero ancora in corso e chissà se finiranno o se alla fine si sono resi conto che questa architettura è stata un errore e che è meglio lasciare perdere, come le opere pubbliche del meridione. Sono qui che corro ma non c'è garanzia che abbiano davvero finito il cantiere.

Alla fine sbocchiamo in una stanza, la signora delle ferrovie è come se ci fosse ancora e un po' non c'è, la sua voce la sento e forse c'è anche qualcun altro, forse c'è Liuba.

Questo pezzo di appartamento in cui sono arrivato è in realtà un vicolo cieco, ci sono due o tre stanze adiacenti ma non c'è uscita!

Comincio veramente a incazzarmi, probabilmente mancano 5 minuti alla partenza e guarda dove sono finito!

Il pavimento è sbilenco, in discesa verso il fondo della stanza.

Sono talmente incazzato che mi levo le scarpe e le scaglio contro il muro.

Cerco dietro gli armadi e sposto mobili sperando di rivelare un'uscita segreta, cerco di ricordarmi la soluzione del sogno precedente. Stavamo scendendo quindi forse ci sono altre scale nascoste da qualche parte.

A un certo punto una voce di qualcuno mi dice che devo andare al ristorante la cui porta di servizio dà sull'appartamento a chiedere di aprirmi la cantina.

Ora in effetti ricordo questo dettaglio, praticamente è un escape game e il segreto è che con una parola d'ordine ti fai aprire un passaggio.

Apro la piccola porta in cima ai tre gradini, entro nel ristorante e chiedo alla donna dietro al bancone di aprirmi, niente parola d’ordine, le faccio capire che non sto giocando e non mi dovete rompere il cazzo che sono in ritardo.

Lei forse tira una leva da qualche parte e io torno in casa.

Cerco di qua e di là il passaggio aperto e non trovo niente, poi vedo del movimento dietro il mobile della TV, sposto tutto, c'è un buco rettangolare nel muro ma è tamponato con qualcosa tipo carta velina accartocciata.

Qualcuno sta cercando di uscire da dietro, dev’essere la messinscena per l’escape game ma io non ho tempo per questo gioco, che ore sono?

Da dentro il muro in cartongesso, sta uscendo un giovanotto travestito con una cuffietta da vecchia e una faccia da befana in gomma, con foga tiro fuori la carta e lo scanso per gettarmi giù nel buco.

Atterro nello scantinato dove sta la cucina del ristorante, ci sono dei cucinieri.

Che ore sono?

Sono le 19:17, il treno è partito due minuti fa! Bestemmio ad altissima voce e voglio spaccare tutto: la cucina, la faccia dell’architetto, prendere a schiaffi la signora della biglietteria.


Ma forse non è colpa loro un po’ come succede sempre, non è mai colpa di nessuno.

Faccio per correre verso l’uscita sempre che ce ne sia una, ma mi rendo conto che sono senza scarpe. Bestemmio di nuovo, grido di lanciarmi giù le scarpe. Bestemmio. Non ce la farò mai. Mi hanno di nuovo fottuto. Bestemmio. Bestemmio. Bestemmio. Mi sveglio.

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